“E vissero felici e contenti!”…si ma come?!

Se il  mènage coniugale è per molte donne sinonimo di stress e fatica rispetto al tenore di vita proprio dei single, è pur vero che nulla fa bene quanto la vita a due.

Si perchè, a quanto pare, passare i propri giorni in compagnia di un’altra persona, condividendo valori ed esperienze,  previene disturbi come la depressione ed allunga la vita: a confermarlo è stato uno studio condotto all’Università di Cardiff, la principale città del Galles, i cui studiosi hanno notato che, coniugi felici, mangiano in maniera più sana e hanno il 15% di possibilità in meno di cadere in stati depressivi, nonostante invece i dati parlino di 86 mila separazioni sparazioni nel 2009 e circa il doppio dei divorzi rispetto agli anni passati.

Ma allora ci chiediamo: come resistono i 30 milioni di italiani che nonostante crisi economica, litigi di vario genere e calo della libido, restano ancora oggi insieme?

La risposta si riassume in tre ragioni principali da segnare e da cui prendere costantemente spunto:

  1. Hanno accanto un partner comprensivo e ragionevole (a differenza loro, magari.);
  2. Si autoanalizzano in maniera intelligente, valutando ogni turbamento emotivo come la normale conseguenza degli anni passati insieme;
  3. Considerano il matrimonio come un “rifugio” per valori, tradizione e buon senso.

Dolci parole e bei pensieri. Ora però proviamo a rivedere la faccenda, applicando al mondo matrimoniale i principi di quello economico, calcolando domanda e offerta, valutando il rapporto costi/benefici dell’unione e della divisione del lavoro al suo interno, attuando piani di stimolo ed introducendo un sistema di incentivi.

L’osservazione diretta, durante gli ultimi anni, ha fatto notare che, coppie giovani in cui i compiti sono stati equamente divisi in casa,  continuano ad essere legate da un sentimento forte, grazie anche al maggior tempo libero che suddetta divisione consente ed all’appartenenza a classi sociali agiate dove il benessere lascia spazio a più svaghi rispetto a quelle meno fortunate.

Tutto questo ci fa pensare: è vero che oggi i giovani si sposano più tardi, presi dai mille aspetti della vita e mai realmente pronti a dire la parola “per sempre” fin quando non raggiungono una consapevolezza tale da fargli compiere il grande passo. Non si rischia però forse di lasciare poco spazio all’ amore diventando “soci” che gestiscono casa e figli?

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